Ikigai: come trovare il lavoro dei sogni
Suona la sveglia. Ti alzi dal letto e non vedi l’ora di iniziare la giornata. Mentre ti lavi i denti, ti guardi allo specchio e sei soddisfatto. Immagini quello che dovrai fare una volta uscito di casa, e un sorriso spontaneo appare sul tuo viso. Hai un lavoro che ti rende felice, quello che hai sempre sognato fin da bambino. Sarà una bellissima giornata, pensi.
Quella che hai appena letto non è la descrizione di uno scenario utopistico, bensì la routine mattutina degli abitanti delle isole giapponesi di Okinawa, dove si vive fino a cent’anni.
“Ma che cosa c’entra con la ricerca del lavoro dei miei sogni?”, ti starai chiedendo.
C’entra, perché Okinawa è anche il luogo di nascita dell’Ikigai, una filosofia di vita che promette di raggiungere la felicità personale e professionale.
La tua ragione di vita
Non esiste una parola italiana per Ikigai. Infatti, questo termine giapponese è l’unione di Iki che significa vita e gai che sta per ragione, scopo.
Se quindi volessimo tradurlo in italiano, le locuzioni più adeguate potrebbero essere: ragione di vita o ragion d’essere. Ossia lo scopo che ti fa svegliare motivato e andare a dormire soddisfatto, la ragione che ti spinge a fare ciò che fai con il tempo che hai a disposizione.
L’autrice Christie Vanbremeersch, nel suo libro “Trouver son ikigaï: Vivre de ce qui nous passionne”, spiega che ogni persona ha una personale missione di vita, una sorta di vocazione da seguire, che consiste nell’intersezione di quattro elementi:
Quello che ci piace;
Quello in cui siamo bravi;
Quello di cui il mondo ha bisogno;
Quello per cui possiamo venire pagati.
Il tuo lavoro dei sogni, quindi, deve comprendere le tue passioni (ciò che ti piace e in cui sei bravo), la tua missione (ciò che ti piace e di cui il mondo ha bisogno), la tua vocazione (ciò per cui vieni pagato e di cui il mondo ha bisogno) e la tua professione (ciò che sai fare e per cui ottieni una retribuzione).
Come trovare il tuo Ikigai
Trovare l’Ikigai, e quindi il lavoro dei sogni, è sicuramente un percorso impegnativo. C’è in gioco il tuo futuro e la tua vita professionale. Per questo motivo, evita di farti prendere dalla fretta.
- Per prima cosa, concentrati su te stesso, per conoscerti meglio e scoprire qual è la tua strada. Rispondi alle domande: chi sono? che cosa mi piaceva fare da bambino? come posso fare del bene agli altri? a che cosa di solito dico di sì e a che cosa no? che cosa farei tutto il giorno se non avessi alcun impegno? In una società veloce e distratta come quella odierna, rimediare un momento di calma per riflettere su se stessi è complesso. Per questo motivo, sviluppare abitudini come la meditazione, la corsa o la scrittura può essere d’aiuto per trovare il proprio equilibrio e comprendere che cosa si desidera davvero.
- Spesso l’Ikigai si nasconde dietro le proprie passioni, tutte quelle attività che abbiamo sempre coltivato, per cui forse siamo portati o abbiamo talento, e che probabilmente ci hanno già regalato grandi soddisfazioni. Parti proprio da quelle per trovare la tua ragione di vita. Nel caso in cui, invece, non hai particolari interessi o stai vivendo un periodo poco stimolante, prova a prendere nota dei momenti che ti rendono felice durante la giornata.
- Come hai già intuito, l’Ikigai è qualcosa di strettamente personale, che riflette la propria personalità, con tutte le sue peculiarità. Ognuno ha la propria la ragione d’essere, che inevitabilmente può essere diversa da quella altrui. Non esiste un Ikigai migliore di altri, esiste il tuo soltanto. Perciò, non lasciarti ammaliare dalla moda del momento, ma accetta te stesso. Cercare di essere qualcun altro – un modello convenzionale – non è una strategia efficace, soprattutto nel mondo del lavoro. Ti renderà intercambiabile, come il pneumatico di un’automobile.
- Come afferma Christie Vanbremeersch, poi, è importante circondarsi di persone positive, che ci supportano nella ricerca del nostro scopo. Allo stesso tempo è meglio allontanare tutte quelle che cercano di riversare su di noi le proprie frustrazioni.
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